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PIANTA UN ALBERO

IL “CICLO VITALE” DI UNA MAGLIETTA

Una t-shirt non è un semplice indumento

Molti di noi fanno acquisti senza pensare alla loro provenienza. Ma se sei un esperto di scienze naturali oppure fai parte anche tu del crescente numero di consumatori consapevoli e attenti all’ambiente, prenderai in considerazione l’impatto che un prodotto ha per tutta la durata della sua vita, del suo “ciclo vitale”. Impatto ambientale che si verifica in diversi momenti di questo ciclo: durante l’estrazione e la lavorazione della materia prima, durante il trasporto fino al punto vendita, durante il vero e proprio utilizzo e infine quando viene eliminato.

Per esempio, di una t-shirt si scopre che non si tratta di un impatto da poco. Prima di arrivare nel nostro armadio, una maglietta “compie” un viaggio intorno al mondo. Il suo prezzo può essere allettante, ma in realtà la paghiamo “cara” in termini di impatto ambientale e sulla nostra salute.

La vita di una t-shirt di cotone può iniziare in uno dei seguenti paesi, tutti grandi coltivatori di cotone: Cina, Kenya, Egitto, Stati Uniti o Uzbekistan. Una volta raccolto, il cotone grezzo viene inviato nelle aree del pianeta dove il costo del lavoro è inferiore, come in Asia o in America Latina, per essere filato, tessuto, cucito e tinto. La maglietta così ottenuta viene spedita ai mercati di tutto il mondo: ciò significa che se hai comprato una t-shirt a Londra, il suo cotone potrebbe essere stato coltivato in Texas, lavorato in China e spedito in un centro di distribuzione europeo prima di finire nella tua borsa. Ovviamente, dopo averla acquistata, la laverai e l’asciugherai molte volte. L’acqua calda per il lavaggio e l’energia utilizzata per l’asciugatura hanno un impatto significativo sull’ambiente. Il ciclo vitale di una t-shirt termina quando viene scartata ed è probabile che finisca interrata nel suolo.

Nel corso del ciclo vitale dei vari prodotti, spesso il maggior impatto ambientale si verifica nei momenti più “inusuali”: per una t-shirt, ad esempio, riguarda la fase di coltivazione del cotone e i successivi lavaggi/asciugature. Nonostante il cotone occupi appena il 3% del terreno coltivabile globale, per questa pianta vengono utilizzati più pesticidi che per ogni altra coltura, così come il 25% di tutti gli insetticidi usati nel pianeta, molti delle quali sono pure noti agenti cancerogeni. Alcuni studi dimostrano che il lavaggio domestico e l’asciugatura delle magliette sono responsabili del consumo di quasi il 60% dell’energia utilizzata per tutta la loro vita. Questo dato è principalmente dovuto ai cicli di lavaggio intensivi ad alta temperatura e a quelli di asciugatura artificiale.

La soluzione più semplice? Seguire queste indicazioni e ricordare le informazioni che abbiamo riportato in precedenza la prossima volta che acquisti una t-shirt:

  • Acquista prodotti di cotone coltivato in maniera responsabile.
  • Lava gli indumenti con un ciclo delicato, a temperatura moderata.
  • Lascia asciugare gli indumenti all’aria, quando possibile.
  • Acquista detergenti specifici formulati per agire in acqua fredda.
  • Prendi in considerazione l’idea di tenere i vestiti più a lungo o di comprare abiti di seconda mano, per minimizzare l’impatto dovuto alla produzione di nuovi capi di vestiario.

Questo estratto è stato fornito da Esty Environmental Partners, una società di consulenza per la gestione dell’ambiente basata sul lavoro più che ventennale del Professor Dan Esty, docente presso la prestigiosa Università di Yale e uno dei pensatori e dei consiglieri più importanti in materia di strategia ambientale.